Alle radici dell’anarchismo modenese
Per un mondo migliore 1900-1950 (II parte)


Introduzione

Abbiamo preso la penna nella speranza di riuscire a ricucire il filo spezzato della memoria. Si tratta di una storia lontana solo tre o quattro generazioni dalla nostra, ma dimenticata troppo in fretta. Questa pubblicazione che dà seguito al primo volume del lavoro “Alle radici dell’anarchismo modenese. Il XIX Secolo”, è stata scritta pensando ai più giovani e per questo, per consentire ai lettori/lettrici di comprendere al meglio, le vicende dell’anarchismo modenese sono state inserite e narrate nel loro contesto nazionale e internazionale in modo da offrire spunti critici di riflessione storica.

L’accento posto nel titolo sull’anarchismo segue gli insegnamenti di Errico Malatesta secondo il quale l’anarchia rappresenta la meta a cui tendono gli anarchici, la società della libertà e dell’uguaglianza, mentre l’anarchismo è invece il metodo di lotta e di vita praticato dagli anarchici, nei limiti delle possibilità e secondo lo spirito del tempo. Questo libro racconta dunque la storia dell’anarchismo modenese, nei primi cinquant’anni del XX secolo, attraverso le storie e la vita degli anarchici. Uomini e donne che nella nostra provincia hanno lottato, sognato, sofferto ed hanno unito i loro sforzi nella volontà di realizzare un mondo migliore.

Crediamo che il merito di questo lavoro sia quello di aver recuperato i documenti e le notizie significative disperse in mille rivoli: quotidiani, periodici, lettere, documenti, relazioni, ricerche, carte processuali, libri, volantini, testimonianze, ecc. Quello che ne è uscito è uno sguardo d’insieme, per certi versi ancora incompleto ed inedito, che lega in modo indissolubile l’anarchismo modenese alla storia del movimento dei lavoratori.

Modena città conservatrice e bigotta, roccaforte mai caduta del clericalismo di matrice aristocratico-ducale, ebbe come contraltare una provincia di antica tradizione libertaria e di forti sentimenti sindacali. Nelle lotte dei lavoratori modenesi, refrattari all’autorità per istinto, gran parte vi presero gli anarchici, i quali, non riconoscendo il principio della delega fecero dell’azione diretta la loro bandiera, convinti che ciò che si conquista si ama e ciò che si ama si difende. Un riconoscimento implicito dell’importanza che vennero ad assumere la troviamo nella trasformazione che subì nel tempo l’azione sindacale. Il sindacato, o meglio una parte importante del sindacato, cessò presto di essere visto in termini strumentali, economici e divenne esso stesso uno strumento di emancipazione sociale per migliorare le condizioni di vita e favorire il radicarsi di una coscienza di classe in una prospettiva che per gli anar chici era e resta quella della rivoluzione sociale.

Conoscere questo pezzo di storia dell’anarchismo modenese, che percorre l’arco temporale che va dal nuovo secolo, attraverso la guerra di Libia, la settimana rossa, la Prima guerra mondiale, la rivoluzione russa, il biennio rosso, il fascismo, la lotta antifascista, l’esilio, la guerra civile spagnola, la Seconda guerra mondiale, la Resistenza, fino alla liberazione ed ai problemi della ricostruzione, significa recuperare un pezzo significativo della nostra memoria collettiva. Significa riuscire a comprendere meglio le radici del nostro tempo. Buona lettura.
 
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